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23-Luglio-2009

IL MINISTRO ZAIA AL BRENNERO ACCANTO AGLI ALLEVATORI: PRESTO L’ETICHETTATURA PER LATTE E DERIVATI

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ROMA - "Il nostro impegno a difesa dei consumatori e a tutela della trasparenza continua: giovedì prossimo presenterò un decreto - che verrà poi proposto in sede comunitaria - per estendere anche al latte l'etichettatura d'origine obbligatoria. Se riusciremo a far passare la nostra linea in Europa, come abbiamo già fatto per l'olio vergine ed extravergine, ciò significherà che i consumatori potranno finalmente conoscere con esattezza la provenienza del latte, compreso quello a lunga conservazione, molto spesso di origine straniera". Lo ha annunciato il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Luca Zaia, che ieri, insieme a migliaia di allevatori, era presente al valico del Brennero, dove Coldiretti ha organizzato una grande mobilitazione.

"Abbiamo in discussione in Parlamento un provvedimento per l'etichettatura d'origine di tutti i prodotti alimentari, ma oggi dobbiamo impegnarci soprattutto sul fronte del latte, che sta diventando un simbolo della necessità di maggiore trasparenza, soprattutto in Italia: nel nostro Paese – ha ricordato il Ministro – a fronte di consegne e vendite dirette per 11 milioni di tonnellate di latte, abbiamo 8 milioni di tonnellate di importazioni, fra latte e derivati". "Conoscere l'origine di prodotti che arrivano dall'estero in quantità così elevate non è un elemento trascurabile – ha aggiunto Zaia - ed è per questo che fra 2 giorni presenterò il decreto che prevede l'etichettatura trasparente per il latte alimentare e per i suoi derivati".
Il Ministro è poi tornato sulla proposta che l'Italia ha presentato in sede comunitaria per superare la crisi del settore lattiero: un piano di abbandono del mercato per 600 milioni di euro che consentirà di eliminare il 2% della produzione del latte su base Ue.

"Oggi, soprattutto in Europa – ha ricordato Zaia - viviamo un momento di crisi del comparto, e dobbiamo confrontarci con la difficoltà di remunerare il latte sul mercato. Ma possiamo approfittare della crisi per attuare una profonda ristrutturazione del settore, sia nel nostro Paese, sia a livello comunitario. Per questo lanciamo la nostra controproposta all'Unione europea: un piano di abbandono per le aziende che già si trovano in condizioni di marginalità".

"I costi di produzione – sottolinea il Ministro - sono molto elevati, mentre il prezzo medio pagato ai nostri allevatori si aggira intorno ai 25-28 centesimi. Questo spiega la contrazione della produzione e dell'export, non solo del latte ma anche dei formaggi, con i nostri prodotti caseari di qualità in prima fila. Ma è un problema che riguarda l'Italia, come la Francia, la Germania, l'Austria, l'Olanda e tutti gli altri Paesi produttori".
"Tuttavia – aggiunge il Ministro - non possiamo chiedere ai nostri allevatori di stravolgere i loro modelli produttivi e di adattarsi a prezzi di mercato non remunerativi."

"La proposta italiana – ha detto Zaia – è compatibile con gli aiuti agli agricoltori, ma non è un intervento statalista come quello immaginato dalla Commissione europea, che propone di usare 600 milioni di fondi europei per il 2009 e altrettanti per il 2010, quindi in tutto 1mld e 200 milioni di euro, per ritirare dal mercato latte in polvere e burro".

"L'Italia, e con essa tutti i Paesi europei, hanno bisogno di un vero e proprio business plan imprenditoriale che utilizzi quei fondi per accompagnare fuori dal mercato le aziende che sarebbero comunque destinate a chiudere. I dati a nostra disposizione ci dicono che in Europa c'è un'altissima percentuale di aziende, l'80%, con meno di 20 capi. Addirittura in Romania vi sono oltre 1 milione di stalle costituite da un solo capo. È ovvio che simili realtà siano destinate a scomparire".

"Cogliamo allora – ha aggiunto - l'occasione di togliere dal mercato 3 milioni di tonnellate di latte per ciascuna annualità, quindi in tutto il 4%, pagando gli allevatori circa 20 centesimi per ogni litro di quota; in tal modo realizzeremmo anche una crescita della dimensione media delle aziende. In un momento di contrazione come questo, sono convinto che moltissimi piccoli produttori sarebbero ben felici di adottare questa soluzione, vendendo la quota all'Ue per il tramite degli Stati nazionali, piuttosto che aspettare una chiusura che arriverebbe comunque. Proprio la crisi, - ha concluso - con i prezzi così ridotti, ci offre l'opportunità di operare questa profonda ristrutturazione: è quindi un'occasione da non perdere per rilanciare il settore in modo duraturo".


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